In Italia sono a rischio di estinzione oltre 2.000 varietà tra animali e vegetali. E il loro recupero vale almeno un miliardo di euro e la salvaguardia dell’identità del territorio. Ecco come la biodiversità si sta progressivamente riducendo tanto che si è calcolato che in un secolo si sono estinte trecentomila varietà vegetali.
Solamente negli ultimi cinquant’anni si sono perse almeno ottanta razze tra bovini, caprini, ovini, suini ed equini. Molte razze antiche e varietà locali sono a rischio di estinzione, perché soppiantate dalle varietà più produttive adatte ai sistemi di allevamento e coltivazione intensivi e alle regole del mercato globale.
La scomparsa di una varietà o di una razza è una perdita per l’intero territorio, poiché significa la scomparsa di un pezzo di storia, della nostra cultura, della nostra memoria, dei saperi sviluppati dagli agricoltori e dalle comunità locali di uno specifico territorio. Custodire e portare a produzione una pianta “rara”, così come allevare un animale in via d’estinzione, vuol dire quindi salvare un patrimonio economico, sociale e culturale straordinario, fatto di eredità contadine e artigiane non scritte, ma ricche e complesse.
La Cia, Confederazione italiana agricoltori, sta promuovendo da anni la figura dell’“agricoltore custode”, adoperandosi per valorizzare l’opera di questi imprenditori impegnati per la difesa della biodiversità.
All’interno di questo quadro di riferimento si inserisce l’iniziativa promossa dalla Cia, che rientra nell’ambito del più ampio progetto nazionale “Verso il territorio come destino”. Si tratta di una serie di incontri pubblici, i cui contenuti alimenteranno il documento che l’organizzazione agricola consegnerà a Expo 2015 come contributo per la stesura della “Carta di Milano”.