Secondo alcuni studi solo un’area protetta su quattro sarebbe gestita efficacemente. Un recente studio a livello mondiale ha censito 543 casi in cui lo status delle aree protette è stato indebolito o del tutto soppresso.
“Per garantire che le aree protette esprimano appieno il loro potenziale di conservazione, sociale ed economico, è necessario un passo fondamentale verso il cambiamento che comporta un aumento dei finanziamenti e dell’impegno politico”. Questo è scritto nel dossier pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature intitolato “The performance and potential of protected areas”.
A scriverlo un team di esperti di Wildlife Conservation Society (Wcs), Università del Queensland e World Commission on Protected Areas dell’ International Union for Conservation of Nature (Wcpa-Iucn).
Gli autori dello studio spiegano così la loro tesi: Se ogni anno venisse assegnato alle aree protette un ammontare tra i 45 ed i 76 miliardi di dollari – cioè solamente il 2,5% dell’insieme delle spese militari annuali mondiali – questo potrebbe migliorare la gestione di questi spazi e permettere loro così di apportare pienamente il loro contributo potenziale al benessere del pianeta.
James Watson, della Wcs e dell’università del Queensland, spiega che “Le aree protette apportano delle soluzioni alle sfide più pressanti della nostra epoca. Ma se continuiamo come se niente fosse, falliranno. Non è né impossibile né irrealistico passare ad una velocità superiore in materia di finanziamenti, di governance e di valore dato alle aree protette e questo rappresenterebbe solo una piccola parte delle spese militari annuali nel mondo”.
Secondo i dati più recenti, le aree protette coprono circa il 15% delle terre emerse ed il 3% degli oceani del Pianeta.
Secondo alcuni studi solo un’area protetta su quattro sarebbe gestita efficacemente. Un recente studio a livello mondiale ha censito 543 casi in cui lo status delle aree protette è stato indebolito o del tutto soppresso.