La storia di Daniza: il bosco non è uno zoo

Daniza, l’orsa catturata dopo quasi un mese di “latitanza”, morta in seguito all’anestesia…La commozione per questa storia che dovrebbe insegnare molto.

L'Orsa DanizaE’ finita male la storia di Daniza, l’orsa che a ferragosto, per difendere i propri cuccioli, aveva ferito un uomo nei boschi del Trentino. Dopo l’accaduto la Provincia di Trento aveva prima deciso di ucciderla e poi di catturarla perché ritenuta potenzialmente pericolosa.

E così dopo quasi un mese di latitanza Daniza è morta. Catturata «non è sopravvissuta alla telenarcosi», cioè all’anestesia sparatale per sedarla. A dare la notizia è stata la Provincia di Trento in un comunicato. Ma non sono gli animalisti si mobilitano. Il Corpo Forestale annuncia subito l’apertura di un’inchiesta. Intanto commozione e rabbia si diffondono sulla Rete e nasce l’hashtag #giustiziaperdaniza.

Vogliamo così ricordare Daniza con uno scritto che “I Lupi dell’Appennino” hanno diffuso dopo la caccia della povera orsa, “rea di abitare in un bosco”.

Il bosco non è uno Zoo! Un’orsa con due cuccioli di circa otto mesi passeggia tranquillamente nel suo ambiente, nei boschi delle montagne del Trentino. All’improvviso, si trova di fronte un cercatore di funghi, che pur avendo visto che si tratta di una madre con i piccoli, non retrocede, ma si apposta dietro a un albero. Un atteggiamento che la preoccupa, facendo scattare l’istinto materno, e l’orsa reagisce … Voi che avreste fatto? In Tirolo, poche settimane prima, alcuni incauti turisti si erano avvicinati troppo alle mucche con i vitellini, subendo una identica reazione conclusa con una vittima e due feriti tra i turisti. Questi sono i fatti nudi e crudi. In Italia si reagisce sentenziando: “Siano condannati l’orsa Daniza al confino eterno, e i due cuccioli a morte sicura”. In Austria nessuno sogna lontanamente di imprigionare o abbattere le mucche, né di abbandonare i vitellini al loro destino: la Camera di Commercio interviene, stampando immediatamente un ottimo volantino, con suggerimenti e prescrizioni per i turisti: si intitola “Un pascolo alpino non è uno Zoo”. Il volantino spiega che le vacche vanno trattate con riguardo e non provocate, soprattutto se accompagnate dai loro vitellini. Chiede ai turisti di: 1.- non abbandonare i sentieri tracciati, 2.- osservare una distanza di sicurezza dalle vacche di 20-50 metri, 3.- non spaventare gli animali con schiamazzi o agitando bastoni, 4.- tenere al guinzaglio i propri cani. Non risulta che abbiano fatto nulla di simile le Autorità italiane con i loro ricercatori nell’ambito del progetto Life Ursus, finanziato dall’Unione Europea. L’Associazione naturalistica “I Lupi dell’Appennino” riconosce e ribadisce tutto il diritto dell’orsa Daniza di percorrere tranquillamente i boschi del Trentino, visto che oltretutto è stata catapultata dalla Slovenia in quei luoghi in virtù di un finanziamento europeo – si tratta quindi di danaro pubblico -, confluito nel progetto Life Ursus, e che è stato solo l’imprudente comportamento del cercatore di funghi a scatenare quella reazione istintiva, del tutto “normale” da parte di una madre in ansia per i propri piccoli. A nostro avviso le soluzioni prescritte da politici, burocrati e tecnocrati, e caldeggiate da certi soloni incompetenti – che si tratti di ministeri, provincie, università o sedicenti “infallibili esperti” – sono senza dubbio le peggiori fra tutte quelle possibili. Catturare l’orsa per confinarla in un recinto, e lasciare in balia della sorte i due cuccioli, equivale a una loro lenta condanna a morte. La verità è che, come ha scritto Mauro Corona, “l’uomo non è più capace di vivere con gli animali, bisognerebbe educare nelle scuole a questo…” E più avanti: “Non si può imprigionare l’orso, né la saetta.” Insomma, siamo proprio noi, e non la natura, che dobbiamo cambiare.

(Per I Lupi dell’Appennino, Achille Cristiani)

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