Secondo un comunicato diffuso dalla conferenza sulla Biodiversità, a livello globale, da stime parziali del mensile Nature, risulta che 17 principali servizi ecosistemici in 16 habitat di importanza mondiale in termini monetari valgono abbondantemente il prodotto interno lordo globale.
Solo i benefici prodotti dagli ecosistemi marini nel nostro Paese valgono 9 miliardi l`anno, più di due Imu. È questo il messaggio che il ministero dell`Ambiente ha lanciato durante la Conferenza nazionale “La Natura dell`Italia. Biodiversità e aree protette: la Green Economy per il rilancio del Paese”, che si è tenuto a Roma l’11 e il 12 dicembre.
Acqua e aria pulite, cibo sano e di elevata qualità, varietà alimentare, pesce in abbondanza, impollinazione naturale, prevenzione delle frane alluvionali, barriere naturali antierosione, mitigazione del clima, farmaci fondamentali per curare gravi malattie: questo e molto altro è garantito da un alto livello di biodiversità, ossia dalla ricchezza nel numero di specie animali e vegetali ospitate da un territorio. E l`Italia ha un patrimonio da invidiare da questo punto di vista: prima in Europa per diversità della vita, si trova al centro del Mediterraneo, inserita tra i 10 “hotspot” mondiali per la biodiversità.
Ma quanto valgono, in termini economici, i cosiddetti “servizi ecosistemici” forniti gratuitamente dalla natura? Secondo un comunicato diffuso dalla conferenza, a livello globale, da stime parziali del mensile Nature, risulta che 17 principali servizi ecosistemici (tra cui la protezione del suolo dall`erosione, la regolazione del clima, il controllo dei gas inquinanti in atmosfera, la produzione del cibo) in 16 habitat di importanza mondiale (oceani, estuari, barriere coralline, zone umide, foreste tropicali ecc) in termini monetari valgono abbondantemente il prodotto interno lordo globale. Altri calcoli, come quello pubblicato nel 2000 sulla rivista Ecological Economics, fanno salire questa valutazione a 180 mila miliardi di dollari annui, sempre tenendo conto solo di una parte del valore degli ecosistemi.
Secondo gli economisti, soprattutto anglosassoni, il valore medio per ettaro di una palude è di circa 2.300 dollari l`anno per servizi che vanno dal controllo delle inondazioni al filtraggio delle acque al turismo. Le aree umide europee producono complessivamente oltre 300 milioni di dollari l`anno. Nel Mediterraneo, secondo il Blue Plan delle Nazioni Unite, gli ecosistemi di confine come i delta, le paludi costiere, le lagune, valgono 2,4 milioni di euro l`anno per chilometro quadrato. Solo i benefici prodotti dagli ecosistemi marini nel nostro Paese valgono 9 miliardi l`anno, più di due Imu.
Esistono poi stime dei ritorni degli investimenti per la tutela degli ecosistemi. Secondo i dati Teeb (The Economics of Ecosystems and Biodiversity) i benefici economici netti assicurati in 40 anni dal restauro ambientale di un ettaro delle nostre foreste sono pari a 26.300 dollari (con un tasso di ritorno dell`investimento del 20%), per un ettaro di prateria a 22.600 dollari (con un tasso di ritorno dell`investimento del 79%), per un ettaro di fiume o di lago a 69.700 dollari (con un tasso di ritorno dell`investimento del 27%), per un ettaro di zona umida dell`entroterra 171.300 dollari (con un tasso di ritorno dell`investimento del 12%), per un ettaro di coste a 935.000 dollari (con un tasso di ritorno dell`investimento dell`11%). Dividendi che – se venissero effettivamente calcolati dalla finanza e della politica – potrebbero effettivamente capovolgere l`agenda delle priorità mondiali.
Fondamentali anche le valutazioni legate alle politiche di difesa dell`atmosfera e di contenimento dei danni prodotti dal cambiamento climatico: le foreste danno un contributo importante in termini di assorbimento dei gas serra che destabilizzano il clima. E questo contributo aumenta con l`aumentare della biodiversità che rende più vitale l`ecosistema bosco: ogni ettaro di superficie boschiva nei parchi nazionali accumula 5,1 tonnellate carbonio in più rispetto a un ettaro di foresta non protetta (la differenza al 2020 salirà a 6 tonnellate per ettaro).
In totale il sink annuale (la capacità di cattura delle emissioni) per il sistema dei parchi nazionali è di 6 milioni di tonnellate di carbonio (è il 6% dell`obiettivo che l`Italia si è impegnata a raggiungere firmando il protocollo di Kyoto).