Durante l’incontro tecnico-divulgativo del progetto Agrigenet tenutosi a Tramonti il 10 novembre, si è discusso di tipicità agricola e dell’importanza della figura del contadino-custode in un territorio patrimonio Unesco che punta ora al riconoscimento di Riserva Mab.
L’immagine identitaria di un territorio come la Costiera amalfitana, capace di innovarsi per il futuro, non può prescindere dal suo rapporto con l’agricoltura e con le sue tipicità. E il turismo non ne può fare a meno. Vi immaginate di non vedere più terrazzamenti coltivati a limoneti ma fitti boschi? Il contadino-custode è il vero protagonista del territorio riconosciuto Patrimonio dell’Umanità e che ora punta ad avere il riconoscimento di Riserva Mondiale della Biosfera.
L’incontro che si è tenuto a Tramonti il 10 novembre, dal tema “La Biodiversità agraria dei Monti Lattari”, organizzato dal CRA-ORT, Centro di Ricerca per l’Orticoltura di Pontecagnano, in collaborazione con l’Associazione Costiera amalfitana Riserva Biosfera (Acarbio), il Comune di Tramonti e la Coldiretti di Salerno, è stato l’occasione per puntare l’attenzione sui prodotti tipici che rischiano l’estinzione e di valorizzare le storie che raccontano la passione e la tradizione che c’è dietro ad ogni singola produzione agricola, e il fondamentale ruolo che riveste chi si prende ancora cura dei terrazzamenti. “Il progetto Agrigenet -network per la salvaguardia e la gestione delle risorse genetiche agro-alimentari campane – ha spiegato Rosa Pepe del CRA-ORT di Pontecagnano – prevede la realizzazione di una rete di ricerca per la salvaguardia e la gestione delle risorse genetiche vegetali campane, prendendo in considerazione varietà ed ecotipi di specie ortive, frutticole e della vite. Il progetto mira al recupero della biodiversità vegetale minacciata da erosione genetica, e fondamentale sarebbe la legge sulla biodiversità con un’anagrafe territoriale”.
Intorno a questo progetto sono coinvolte anche le istituzioni scientifiche che operano nella Regione Campania: il Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA, nelle sedi operative campane CRA-ORT, CRA-FRC, e CRA-CAT), l’Ente Nazionale per Sementi Elette (ENSE), l’Università degli Studi di Salerno, la Seconda Università di Napoli, l’Università del Sannio.
“Sul territorio di Tramonti – ha dichiarato il sindaco Antonio Giordano – abbiamo dato vita ad un censimento delle viti centenarie, così da conoscere il tipo di vitigno, le dimensioni, l’anno di nascita. Il tintore è il nostro vitigno centenario diffuso un po’ su tutto il territorio e che caratterizza il paesaggio. Con cinque cantine, Tramonti ha sicuramente sia una grande tradizione che una grande potenzialità che va sfruttata”.
“Quest’anno purtroppo il settore della castanicoltura solo in Costiera amalfitana ha avuto perdite per 3 milioni di euro – a dare questo dato è il neo presidente della Comunità Montana Monti Lattari, Luigi Mansi, sindaco di Scala – la lotta biologica al cinipide del castagno, con il lancio del torymus sinensis, richiede purtroppo tempo per poter vedere dei risultati, e occorre che la comunità scientifica metta a disposizione le proprie conoscenze, noi faremo la nostra parte, nonostante il ridimensionamento dell’ente Comunità Montana”.
All’incontro è stato presente anche Alfonso Andria, già senatore della Repubblica, che ha toccato il tema della inscindibilità del patrimonio agricolo con il territorio e il turismo: “Il progetto Agrigenet, dove sono coinvolte ben tre Università campane – ha dichiarato Andria – dimostra lo studio che c’è alla base quando parliamo di tipicità agricole e l’importanza della cooperazione tra istituzioni scientifiche ed attori locali per un unico fine che è quello di preservare le risorse genetiche vegetali locali. Inimmaginabile è vedere abbandonato un territorio come la Costiera amalfitana. Il turismo richiede sinergia di tutti: e il ruolo del contadino-custode è fondamentalmente vitale nel nostro contesto”.
“L’importanza di questi incontri – ha sottolineato invece Adriano Bellacosa, assessore all’ambiente della Provincia di Salerno – dove si confrontano studiosi e agricoltori è particolarmente significativo in un territorio come il nostro con una straordinaria ricchezza culturale di varietà ed ecotipi locali. Ed è fondamentale anche dimostrare la biodiversità agricola nel lavoro che la Provincia di Salerno sta portando avanti grazie all’associazione Acarbio: la candidatura della Costiera amalfitana a Riserva della Biosfera, e quest’anno sarà determinante di tutto un percorso”.
Ed è proprio la candidatura della Costiera amalfitana come luogo che l’Unesco potrà definire meritorio di essere riconosciuto come “Riserva Mab”, l’azione principale che vede in prima linea l’Associazione Acarbio sin dalla sua fondazione. “Stiamo già lavorando come già fossimo Riserva Mab – ha spiegato Vincenzo Sannino, presidente Acarbio – perché stiamo portando avanti progetti che mirano alla salvaguardia delle tipicità agricole, con un campo sperimentale che abbiamo creato a Tramonti. Qui abbiamo coltivato varietà che rischiano l’estinzione e con l’aiuto del CRA di Pontecagnano, con cui abbiamo sottoscritto una convenzione, possiamo allargare le varietà e diffonderle tra i contadini. Ma non ci siamo fermati qua: da due anni abbiamo dato vita ad un progetto sperimentale che vede collegare i produttori locali ai gruppi di Acquisto Solidale. Siamo già incamminati verso il riconoscimento con fatti concreti che sicuramente l’Unesco apprezzerà in fase di decisione del riconoscimento”.
Presente anche la Coldiretti, che con il presidente provinciale Giovani Impresa, Rosita Stoia, ha messo in luce il rapporto dei giovani con il mestiere del contadino: “Questo settore rappresenta il futuro per molti giovani – ha affermato Stoia, che insieme alla sua famiglia gestisce un agriturismo a Tramonti – e non è un mestiere di cui bisogna vergognarsi, anzi bisogna andarne fieri, perché rappresenta la tutela dell’ambiente e delle nostre tradizioni. E nel periodo di crisi che stiamo vivendo oggi è un lavoro che apre molte possibilità. Dobbiamo guardare con fiducia il futuro”.
E di lavoro che ce n’è sempre poco, c’è chi come Sabatino Abagnale ha creduto nel settore agricolo puntando sulle eccellenze e ottenendo ottimi risultati imprenditoriali. Referente dei presidi Slow Food dei Monti Lattari, produce e commercializza il carciofo violetto di Castellammare e l’antico pomodoro di Napoli. “Bisogna principalmente credere in quel che si fa – ha detto Abagnale che ha recuperato semi e tecniche di coltivazione con sacrificio e passione – poi le soddisfazioni un po’ alla volta arriveranno”.
Una sferzata al mondo della politica è arrivata da Chiara Gambardella, responsabile del settore amministrativo del Consorzio di Tutela limone IGP Costa d’Amalfi: “E’ ora che gli amministratori di questo territorio guardino con maggiore attenzione a chi coltiva ancora i terrazzamenti – ha affermato Gambardella che svolge attività di avvocato – perché senza di loro non c’è futuro per questo territorio, e anche chi gestisce un’attività alberghiera lo dovrebbe sapere. La nostra attenzione come Consorzio è che il limone della Costiera amalfitana venga tutelato dalle imitazioni, e che chi lo produce abbia un maggiore guadagno. La nostra speranza è che anche i Consorzi di Tutela abbiamo un maggior peso e importanza, e speriamo che la nuova legge in discussione (di cui si è parlato durante un convegno tenutosi a Minori il 9 novembre, ndr) ci dia maggiori poteri: solo così potremmo aver un cambiamento in questo settore”.
Gli esperti e il lavoro per la salvaguardia e le gestione delle risorse genetiche agro-alimentari campane presenti durante l’incontro a Tramonti:
Massimo Zaccardelli, ricercatore c/o del CRA-ORT di Pontecagnano si occupa della messa a punto di sistemi di lotta ecocompatibili basati sull’impiego di sostanze naturali e microrganismi antagonisti, di compostaggio aziendale e dell’impiego di compost e derivati (tè di compost) nella nutrizione, biostimolazione e protezione delle colture orticole. Nell’ambito della biodiversità orticola, si occupa da diversi anni di caratterizzazione agronomica e molecolare di leguminose da granella (cece, cicerchia, lenticchia e fagiolo) e della loro valorizzazione attraverso l’introduzione di tecniche colturali innovative (es. miglioramento dell’efficienza azotofissatrice mediante l’inoculazione di rizobi più efficienti). Ha trattato di leguminose da granella, ovvero cece, cicerchia, lenticchia e fagiolo, con particolare riferimento alle varietà locali (ecotipi) coltivati in Campania, fagioli coltivati sui Monti Lattari, rappresentanti ad esempio dal Mustaccello di Pimonte, dal Fagiolo Regina di Pimonte e dal Canario.
Mario Parisi ricercatore presso il CRA-Centro di Ricerca per l’Orticoltura. Le sue ricerche riguardano principalmente gli aspetti agronomici per il miglioramento della resa e della qualità (con particolare riferimento agli aspetti nutrizionali e salutistici) di colture ortive per il consumo fresco e per l’industria (patata, pomodoro, legumi da granella). Si interessa ampiamente di caratterizzazione e utilizzazione di risorse genetiche (varietà locali e specie selvatiche) di Solanacee (pomodoro, patata e peperone). E’ membro della Società Italiana di Genetica Agraria e della Società Italiana di Orticoltura. E’ autore di circa 50 lavori scientifici in extenso su riviste e libri con Comitato di redazione nazionale ed internazionale. Si è occupato del pomodorino di Corbara:
Prodotto prevalentemente sulle colline dei Monti Lattari, nell’agro Nocerino-Sarnese, il pomodorino di Corbara rappresenta una delle più significative testimonianze della tradizione rurale locale. Le prime trasformazioni industriali del pomodorino sono state realizzate proprio in questo areale, utilizzando esclusivamente pomodorini appartenenti alla tipologia Corbarino. In tal senso questa produzione tipica ha rappresentato di fatto lo start-up di una delle più importanti innovazioni del comparto industriale del pomodoro degli ultimi 15 anni.
Sin da i primi anni ’90 Il CRA-ORT conduce ricerche volte alla tipizzazione e alla valorizzazione di questa importante risorsa genetica.
Giuseppe Capriolo risiede a Maiori, appartiene all’Unità di Ricerca per la Frutticoltura di Caserta presso la quale svolge attività di ricerca e miglioramento genetico per fragola, piccoli frutti e kiwi, relazione verterà sulla biodiversità frutticola, in particolare del versante meridionale dei Monti Lattari, quindi la Costa d’ Amalfi, produce il limone sfusato amalfitano. Ha presentato gli studi svolti sul marrone di Scala, la mela martina, la limoncella, il persechiello, della pera Amalfi elencandone caratteristiche e quant’ altro contribuisca alla valorizzazione della tipicità delle accessioni frutticole tradizionali.
Angelo Raffaele Caputo del CRA-UTV (Consiglio per la Ricerca e sperimentazione in Agricoltura, Unità di ricerca per l’Uva da Tavola e la Vitivinicoltura in ambiente mediterraneo di Turi (Bari). Nell’ambito di lavori finalizzati alla salvaguardia della biodiversità e del miglioramento genetico della vite, a partire dal 2005, questa Unità di ricerca CRA-UTV (già Sezione operativa dell’ex Istituto sperimentale per la viticoltura), ha avviato un progetto di ricerca e sperimentazione denominato “Vitivin-valut: miglioramento qualitativo delle produzioni vitivinicole nel Mezzogiorno d’Italia”. Fra le sue linee di ricerca, il progetto prevedeva il recupero e la valorizzazione delle principali varietà locali e dei vitigni autoctoni minori; lo studio è stato finalizzato, anche, all’individuazione dei migliori biotipi di vitigni locali più importanti o in grado di assicurare un rilevante miglioramento della produzione enologica tipica locale.
Nel primo quinquennio di attività, 2005-2010, anche la Regione Campania è stata interessata dalle attività sperimentali. Il territorio regionale, grazie anche al contributo delle Comunità Montane “Calore salernitano” e “Tanagro – Alto e Medio Sele” è stato esplorato nelle province e zone storicamente vocate alla coltivazione della vite e sono state individuate diverse accessioni relative a vitigni presumibilmente autoctoni.
L’applicazione sul territorio delle ricerche condotte con tecniche tradizionali (indagini ampelografiche) e con tecniche di recente introduzione (indagini biomolecolari: studio del DNA) ha consentito di realizzare l’ampliamento della conoscenza delle diversità genetiche nelle popolazioni dei vitigni coltivati mediante azioni d’identificazione, descrizione e salvaguardia della detta variabilità genetica delle popolazioni e conservazione del patrimonio genetico della stessa regione Campania e di altre regioni meridionali. Queste ricerche consentiranno di migliorare la qualità e la tipicità delle produzioni enologiche delle regioni meridionali.
Durante l’incontro ha presentato “I vitigni autoctoni e loro valorizzazione” e irisultati relativi all’attività di recupero e delle possibilità in futuro di utilizzare i ritrovati vegetali.
Tutto il germoplasma viticolo recuperato attualmente è conservato presso l’azienda sperimentale del CRA-UTV; su di esso sono ancora in corso indagini agronomiche per la caratterizzazione varietale o di presunti biotipi e lavori per la valutazione delle potenzialità enologiche.