Germoplasma, così si contribuisce a mantenere la biodiversità

La Regione Campania dal 1993 è impegnata con diversi progetti negli interventi di recupero, conservazione ed utilizzazione del germoplasma frutticolo locale.

Germoplasma

Conservare il “germoplasma” frutticolo. Per un territorio deve essere un “obiettivo” da non sottovalutare. Il germoplasma è il materiale ereditario trasmesso alla “prole” mediante le cellule germinali che sono le cellule in grado di conservare la biodiversità a livello genetico e di specie. Il germoplasma inoltre contribuisce ad aumentare, anche se in maniera indiretta, la biodiversità.

Gli obiettivi sono: la salvaguardia delle risorse genetiche autoctone e la difesa della biodiversità in generale; il recupero produttivo di varietà tradizionali locali che oggi potrebbero riproporsi, anche alla luce del Reg. CEE n. 510/06 (ex-2081/92), come produzioni tipiche tutelate; la valorizzazione di ecotipi locali, mai sufficientemente studiati;  l’utilizzazione di caratteri peculiari, insiti in alcune varietà tradizionali (sapore, resistenza a parassiti o ad avversità in genere), in eventuali programmi di miglioramento genetico; la selezione clonale delle principali cultivar frutticole campane, in particolare di quelle oggetto di riconoscimento di marchi collettivi IGP/DOP (es. annurca, fico bianco del Cilento, noce di Sorrento, tonda di Giffoni, limoni di Amalfi e di Sorrento), al fine di produrre materiale di moltiplicazione adeguato.

Il SeSIRCA ha già avviato in passato studi che riguardano l’identificazione delle principali cultivar diffuse in Campania e alla caratterizzazione dei prodotti tipici locali, attraverso le più moderne tecnologie disponibili. I prodotti “oggetto di studio” sono stati scelti soprattutto tra quelli che fanno parte del “paniere” regionale delle produzioni di qualità e di eccellenza per le quali è stata ottenuta (o è prevista) la registrazione di marchi collettivi IGP/DOP di cui al Reg. CE n. 2081/92.

Sono state così finanziate, tra le prime in Italia, ricerche che hanno previsto l’identificazione, per via molecolare, del genoma di alcune specie vegetali. Le ricerche sono servite soprattutto per saggiare e valutare le varie tecniche di marcatura molecolare disponibili, quali: i RFLP, i RAPD, i microsatelliti, gli AFLP, in funzione della possibile attivazione di un servizio volto all’identificazione e controllo vivaistico del materiale vegetale.

Attraverso un progetto avviato negli anni ’90, il SeSIRCA e le strutture decentrate dei servizi di sviluppo (Stapa-Cepica) hanno compiuto un’attività di censimento e raccolta di tutti i biotipi di presumibile origine campana. Successivamente, tutto il materiale censito e raccolto è stato collocato presso 8 campi di conservazione regionali istituiti presso idonee strutture pubbliche, ciascuno specifico per le specie oggetto di intervento (pesco, melo, ciliegio, albicocco, susino, noce, castagno, limone). Le accessioni in collezione, sono state circa 600.

Nel 2002, con l’acquisizione al patrimonio regionale dell’Azienda agricola sperimentale “Improsta” di Eboli, le collezioni (ad eccezione di quelle del melo, del castagno e del limone) sono state trasferite in un unico sito di conservazione istituito presso l’ azienda. Dal 2004, l’azienda Improsta è passata alla gestione del Consorzio per la Ricerca Applicata in Agricoltura (C.R.A.A.) di Napoli, cui aderiscono, oltre alla Regione anche le principali Università della Campania.

Dallo stesso anno, gli studi sul germoplasma frutticolo campano sono entrati a far parte di un Programma di ricerca, affidato al CRAA, comprendente il censimento e caratterizzazione del patrimonio di fruttiferi tipici e della flora campana di alcune aree del territorio campano; la selezione delle accessioni di interesse commerciale e/o scientifico; la creazione di una banca del germoplasma ex-situ in conservazione presso l’azienda sperimentale regionale Improsta di Eboli; la moltiplicazione vegetale e selezione delle specie e varietà di maggiore interesse commerciale.

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